La truvatura della chiesa di Santa Maria: leggenda e simbolismo

Spesso nelle lunghe e fredde sere d’inverno, le famiglie si riunivano intorno al focolare e le persone più anziane narravano ai più piccoli, miti, credenze e leggende popolari. In Sicilia, questi racconti riguardavano principalmente le truvature, cioè favolosi tesori incantati, nascosti e custoditi da folletti, spiriti, giganti e demoni. Tesori che, per essere disincantati (o slegati), richiedevano particolari rituali e/o il superamento di complicatissime prove.
Una delle più suggestive leggende di truvatura tramandata da secoli, a Randazzo, da nonni a nipoti è, senza dubbio, quella che riguarda il favoloso tesoro nascosto sotto la chiesa di Santa Maria.

Chiesa di Santa Maria                                                     Randazzo, Chiesa di Santa Maria

La leggenda narra che, in una camera segreta, sotto la chiesa di Santa Maria, vi sia celato un inestimabile tesoro incantato, costituito da innumerevoli oggetti preziosi; farebbero parte di esso anche una chioccia con i suoi pulcini, tutti d’oro e tempestati di pietre preziose (seconda una variante la chioccia e i pulcini stavano a custodia del tesoro; mentre un’altra variante quantifica i pulcini in sette).
Chi volesse raggiungere la camera del tesoro – che si trova alla fine di un lunga galleria scavata nella roccia vulcanica, il cui ingresso si trova in una grotta che si apre nelle balze dell’Alcantara, sotto il monastero di San Giorgio – per disincantare lo stesso, dovrebbe attraversare sette porte di ferro (secondo una variante sette cancelli). Queste porte, difese da terribili mostri, si aprono unicamente nel breve attimo dell’elevazione dell’Ostia durante la Messa della notte di Natale, all’insaputa dell’officiante. Il temerario che non riuscisse a portare a termine l’impresa, resterebbe per sempre incantato nel luogo in cui si trova alla fine dell’elevazione dell’Ostia.
La tradizione aggiunge che, in un tempo imprecisato, un uomo volle provare a impossessarsi del tesoro. Così, la notte di Natale, dopo aver superato le sette porte che si trovano lungo la galleria, riuscì a penetrare nella camera del tesoro ma, rimasto affascinato dalle immense ricchezze presenti nella stessa, si attardò, le porte si richiusero e lui rimase lì dentro per sempre, trasformato in una statua.
In seguito, il proprietario del terreno su cui si apriva la grotta, stanco del continuo viavai di impavidi che cercavano di impossessarsi del tesoro, ne fece ostruire l’ingresso e da allora nessuno vi poté più entrare.
Il tesoro è ancora lì che attente il suo temerario conquistatore.

Tuttavia , contrariamente a quel che si può pensare, nella leggenda si nasconde un simbolismo, ricco di straordinari e profondi significati.
Stando alla leggenda è possibile disincantare la truvatura solo la notte di Natale, data legata ad un evento astronomico: il solstizio d’inverno. Fin dall’antichità più remota e in tutte le culture del mondo, la data del solstizio invernale ha rappresentato un momento molto importante dell’anno. Punti di levata del Sole, durante l'annoDopo l’equinozio di autunno il Sole, di giorno in giorno, al mattino, si leva sull’orizzonte sempre più verso sud; le giornate s’accorciano e le notti diventano sempre più lunghe. Fino ad arrivare al solstizio d’inverno, giorno in cui, il Sole raggiunge il punto più meridionale del suo cammino lungo l’orizzonte e sembra arrestarsi; il buio prende il soppravvento sulla luce, è la notte più lunga dell’anno. Il Sole, quindi, nel solstizio d’inverno sembra precipitare nelle tenebre, per poi, dopo circa tre/ quattro giorni (24-25 dicembre), rinascere come rinnovato per riprendere il suo cammino verso il calore e la vita.
Questo evento astronomico, ricco di valenze simboliche, diventa, pertanto, per molte culture del passato, una data celebrativa. In tale data i Romani, festeggiavano solennemente il Dies Natalis Solis Invicti (il giorno della nascita del Sole Invitto), celebrazione istituita nel 274 dall’imperatore Aureliano. La data del 25 Dicembre, inoltre, è associata al giorno di nascita o di festeggiamento d’importanti divinità. Per citarne alcuni: il dio Horus in Egitto, il dio Mithra in Persia, gli dei Tammuz e Shamas in Babilonia, Zarathustra in Azerbaigian, il dio Freyr in Scandinavia, Adon in Siria. La Chiesa delle origini, non conoscendo la data reale di nascita di Gesù, fissarono la solennizzazione della stessa, al 25 Dicembre.
Horus   Mithra Freyr
Horus                                           Mithra                                                   Freyr

Il temerario per raggiungere la camera del tesoro dovrà attraversare sette porte di ferro. Il sette è considerato da sempre un numero magico, dispensatore della vita e fonte di tutti i cambiamenti, nonché numero ciclico per eccellenza, in quanto legato al ciclo lunare, poiché la Luna muta le sue fasi ogni sette giorni circa. Il sette è il quarto numero primo, è un numero euclideo (7= (2×3)+1). Sette sono i cieli dell’antichità, ciascuno dei quali corrispondente ad un pianeta: Sole, Luna, Mercurio, Venere, Marte, Giove, e Saturno. Sette sono le Pleiadi, mitiche figlie di Atlante e della oceanina Pleione (o di Etra): Alcione, Elettra, Maia, Celeno, Asterope, Merope e Taigeta. Sette sono le stelle più luminose dell’Orsa Maggiore (Alkaid, Mizar Alioth, Megrez, Phecda, Merak e Dubhe) e dell’Orsa Minore. Sette sono i peccati capitali, i colori dell’arcobaleno, le note musicale, i giorni della settimana, le meraviglie del mondo antico, le arti libere, i Saggi della Grecia, i metalli. Nell’alchimia sette erano le fasi o stadi per giungere alla Grande Opera.
Le porte o i cancelli si legano al concetto di passaggio, di comunicazione fra un mondo e l’altro. Simbolo quello della porta, collegato anche allo spazio segreto che vi è dietro, del potere misterioso su cui essa si apre. «Rappresenta una soglia, un segno di confine. Attraversandola per entrare o per uscire, si accede a condizioni diverse dell’esistenza, a un altro stadio della coscienza».
Il simbolismo delle sette porte, rinvia al culto di Mithra, divinità persiana, nel quale si riteneva – secondo quanto riportato da Origene – che la katabasis (discesa) e l’anabasis (ascesa) dell’anima avvenivano attraverso le sette sfere planetarie, questo passaggio era visto come una scala di sette porte, la quale richiama i sette gradi dell’iniziazione mitriaca, citati anche da san Girolamo:corax, cryphius, miles, leo, Perses, heliodromus e pater (Corvo, Nascosto, Soldato, Leone, Persiano, Eliodromo, Padre).
Un altro riferimento alle sette porte, si trova nella composizione araba del Libro di Ostano, dove all’autore, in una visione, appare un essere che lo conduce davanti a sette porte che custodiscono i Tesori della Scienza. Ed ancora, Johann Wolfgang von Goethe, il più importante canzoniere del diciannovesimo secolo, nonché grande conoscitore della simbologia numerica, nel suo West-östlicher Divan, nel libro del Paradiso, scrive: «Die Planeten haben alle sieben/ Die metallnen Thore weit gethan (I pianeti hanno aperto tutte le sette porte di metallo).
Dopo aver attraversato le sette porte si giungerà alla camera sotterranea dov’è custodito il tesoro. La camera sotterranea è allusiva alla caverna, simbolo dell’universo, del centro del mondo, della coscienza esoterica segreta, nonché grembo della Grande Madre. Luogo di nascita, di rigenerazione e di iniziazione, quest’ultima intesa come una nuova rinascita, a cui conducono le prove che, solitamente, precedono la caverna. Numerose sono, infatti, le cerimonie di iniziazione che si svolgevano nelle caverne, ad esempio, i misteri di Mithra i quali venivano officiati nei mitrei, templi sotterranei, edificati ad imitazione della grotta, nella quale si tramandava che il dio avesse imprigionato ed ucciso il toro.
Del tesoro fa parte anche una Chioccia d’oro con i suoi pulcini. Numerose sono le leggende collegate alla chioccia d’oro, intrinsecamente legata, in genere, a grotte e stanze sotterranee, da sempre considerata simbolo della Grande Madre, emblema di fecondità. Presso la tribù germanica dei Bavari, la chioccia rappresentava il rinascere della vita. Per questo motivo, molto probabilmente, una chioccia con 7 pulcini, d’argento dorato, impreziosito da rubini o granati negli occhi della chioccia e smeraldi o zaffiri negli occhi dei pulcini, fu rinvenuta, nel Medioevo, nella tomba della regina longobarda Teodolinda (570-627), figlia di Garibaldo duca dei Bavari. Oggi questa magnifica opera di oreficeria longobarda è custodita presso il Museo del Duomo di Monza.

Museo del Duomo, Monza, Tesoro, Chioccia con i pulcini.                                 Museo del Duomo, Monza, Tesoro, Chioccia con i pulcini.

La chioccia con i pulcini è allusiva anche alle Pleiadi, un ammasso aperto di stelle che brillano nella costellazione del Toro, in quanto esse presso molti popoli erano conosciute come le Gallinelle oppure la Choccia con i pulcini. Per i Vichinghi erano le sette galline di Freya, dea della fertilità, dell’amore e della magia. Presso i Francesi erano note come la Gallina [riferita alla stella Alcione] con i suoi pulcini. Gli Arabi, invece le chiamavano la Gallina celeste con i suoi piccini.

Costellazione del Toro, Pleiadi         Pleiadi

Le Pleiadi, fin dai tempi più remoti, per la loro brillantezza e vicinanza tra loro, hanno affascinato e meravigliato l’uomo, suscitando un grandissimo interesse in tutti i popoli del passato. Il più antico riferimento alle Pleiadi è, probabilmente, quello che risale al 2357 a. C. negli Annali cinesi[1], i quali riportano che in tale anno esse sorgevano eliacamente presso il punto equinoziale di primavera, di conseguenza le stesse per i popoli della Mesopotamia indicavano, l’inizio del nuovo anno. Oggi, a causa della precessione degli equinozi, le Pleiadi all’equinozio di primavera, sorgono qualche ora dopo l’alba.
E’ interessante notare che la notte di Natale esse brillano nel firmamento ad occidente, grosso modo lungo la direzione opposta dell’asse della chiesa di Santa Maria.

Pleiadi, notte di Natale

Buon solstizio d’inverno e buone feste a tutti.
Angela

NOTE

[1] «2357 anni avanti all’Era Cristiana l’Imperatore Yao parlò in questa guisa. “Vada Hi-tchong all’Oriente ad esaminare in Yu-i, qual è quella stella, che vi si vede nel punto dell’equinozio di primavera: Hi-chou vada alla parte di Mezzogiorno, ed osservi in Nan-kiao quella stella, che n’è nel punto del solstizio di estate: Ho-tchong vada a Mui-cou, e osservi verso l’Occidente quella stella, che si ritrova nel principio di autunno: finalmente Ho-chou vada verso il Nord ad osservare in Chou-fang, a quale stella del Cielo corrisponde il solstizio d’inverno. In esecuzione di quest’ordine eglino conobbero per le loro osservazioni, che la stella Mao [le Pleiadi] apparteneva all’equinozio di primavera, la stella Ho al solstizio di estate, la stella Niao all’equinozio di autunno, e la stella Hiu al solstizio d’inverno». Hervas L., Idea dell’universo, che contiene la storia della vita dell’uomo, elementi cosmografici, viaggio estatico al mondo planetario e storia della Terra, Cesena, 1784, Biblioteca E. Anchieri della Facoltà di Scienze Politiche di Padova, L.ANT.75.16, Tomo XVI: Storia della Terra, Parte IV, Trattato II, Capitolo IV, nota a, p. 99.

FONTI BIBLIOGRAFICHE

Biedermann H., Simboli, Milano, Corriere della Sera, 2006.

Cattabiani A., Planetario. Simboli, miti, e misteri di astri, pianeti e costellazioni, Milano, Mondadori , 1998.

Cooper J. C., Dizionario dei simboli, traduzione a cura di Stefani S., Padova, Franco Muzzio editore, 1988.

Corradi M., I Quattro Elementi: Aria, Acqua, Terra e Fuoco, Genova, Edizioni di storia, scienze, tecnica & stampa, 2008, pp. 47-57.

De’ Spagnolis M., Il Mitreo di Itri, in «Nuovi ritrovamenti», Leiden,1980, p. 19.

Evola J., La Tradizione Ermetica, Roma, Edizioni Mediterranee, 2006.

King J., Linguaggio segreto dei numeri, Casale Monferrato, Piemme, 1997.

Lombardi Satriani L. M., Santi, streghe e diavoli: Il patrimonio delle tradizioni popolari nella società meridionale e in Sardegna, Firenze, Sansoni, 1971, p. 370.

Romano G., Archeoastronomia italiana, Padova, Edizioni Cleup, 1992.

Sancti Hieronymi, Ad laetam de institutione filiae, epistola CVII, in «Corpus Scriptorum Ecclesiasticorum Latinorum», recensuit Isidorus Hilberg, Lipsiae, 1912, vol. LV, sect. I pars II, p. 292.

Savino E., Le radici pagane del Natale, Trieste, Jubal Editore, 2004.

Virzì S. C., Randazzo, in «Storia – Arte – Folklore in Randazzo – Castiglione – Linguaglossa » a cura del 21° Distretto scolastico di Randazzo, Palermo, Assessorato Regionale ai Beni Culturali e alla P. I., 1985, pp. 55-56.

FONTI INTERNET

Chioccia con 7 pulcini di Teodolinda, <http://www.summagallicana.it/lessico/c/chioccia%20con%207%20pulcini%20di%20Teodolinda.htm>, agg. 2013.

La donazione di Teodolinda e Agilulfo, <http://www.museoduomomonza.it/Pages/Percorsi/Default.aspx?id=263&mid=7>, agg. 2013.

Teodolinda, <http://it.wikipedia.org/wiki/Teodolinda>, agg. 2013.

von Goethe J. W., West-östlicher Divan, Stuttgart, 1820, Taylor Institution library – University of Oxford -, < http://books.google.it/books?id=FG0HAAAAQAAJ&printsec=frontcover& dq=west-%C3%B6stlicher+divan&hl=it&sa=X&ei=1Z6wUtvsGcb_yAPV54GoDg&ved=0CDYQ6AEwAA#v= onepage&q=west-%C3%B6stlicher%20divan&f=false>, agg. 2013, p.209.

FONTI DELLE ILLASTRAZIONI

Horus, <http://it.wikipedia.org/wiki/File:Horus.svg>, agg. 2013.

Mithra, <http://it.wikipedia.org/wiki/File:BritishMuseumMithras.jpg>, agg. 2013.

Freyr, < http://it.wikipedia.org/wiki/File:Freyr_art.jpg>, agg. 2013.

Pleiadi, < http://it.wikipedia.org/wiki/File:Pleiadi_it.jpg>, agg. 2013.

Museo del Duomo, Monza, Tesoro, Chioccia con i pulcini, <http://www.summagallicana.it/lessico/c/chioccia%20con%207%20pulcini%20di%20Teodolinda.htm>, agg. 2013.

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Randazzo vista da Federico De Roberto

Questa galleria contiene 50 foto.

De Roberto F., Randazzo e la Valle dell’Alcantara, Bergamo, Istituto Italiano d’Arti Grafiche Editore, 1909.  

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Un volto misterioso

Spesso gli artisti, di ogni tempo, hanno celato figure, scritte, simboli e messaggi in codici, all’interno delle loro opere.

Ne è un esempio il famoso affresco di Giotto “Morte e Ascensione di San Francesco”, nella Basilica di San Francesco in Assisi, dove, nella ventesima scena della vita del Santo – raffigurante la morte di San Francesco –, Giotto, celò, nella parte alta di destra della nuvola, un volto satanico.

San Michele, Arcangelo, Misteri, Volti Misteriosi, Arte

Mentre, il Mantegna, nel suo “San Sebastiano” – conservato presso il Kunsthistorisches Museum di Vienna – inserì, sullo sfondo del cielo, una nuvola a forma di cavaliere su di un cavallo.

San Michele, Arcangelo, Misteri, Volti Misteriosi, Arte

All’interno della chiesa di San Nicola di Randazzo, è custodito un bel quadro raffigurante San Michele Arcangelo, di autore ignoto.

San Michele, Arcangelo, Misteri, Volti Misteriosi, Arte

L’Arcangelo è ritratto come un giovane guerriero alato (Archistratega, principe delle milizie celesti), sospeso su un cumolo di nuvole, con il corpo leggermente proteso in avanti, scruta le profondità infere che eruttano lingue di fuoco e getti di fumo. Esso, indossa una veste bianca – simbolo di purezza – con maniche corte ricamate su cui è posta la raffinata lorica, con accollatura quadrata, di colore blu cobalto – simbolo di giustizia –, con pteruges – su cosce e braccia –, contornata d’oro e decorata con phalerae. Il mantello color rosso – simbolo di nobiltà e coraggio –, fermato alle spalle con due fibule, scende lungo la schiena, si avvolge intorno ai fianchi e poi ricade lungo la gamba sinistra. Ai piedi reca eleganti calzari a mezza gamba; il capo è scoperto, i capelli biondi e fluenti. Nella mano destra impugna la spada, mentre con la sinistra sorregge una bilancia, con cui pesa le anime dei defunti (psicostasia o psicostasi).

Accanto la gamba sinistra di San Michele, parzialmente coperta dalle nuvole, s’intravede la figura a mezzo busto di una monaca, con velo e soggolo – che le cinge il collo – bianchi, mentre sotto la nuvola, su cui l’Arcangelo, poggia la punta del piede, si distingue la mano sinistra della religiosa, al cui dito indice porta un anello d’oro.

San Michele, Arcangelo, Misteri, Volti Misteriosi, Arte

Ma chi è la monaca ritratta nel dipinto dall’ignoto pittore. Si tratta forse di una santa,  oppure essa allude a una committenza femminile?

Certo, una cosa non esclude l’altra, in quanto spesso alcune sante, come Santa Caterina, venivano effigiate dai pittori, per rendere omaggio a committenti donne.

Tuttavia non si sa se il pittore abbia voluto alludere a una committenza femminile o abbia voluto effigiare una santa, ma a ben guardare quel volto – parziale – tra le nuvole, sembrano due scelte da escludere,  in quanto osservando con più attenzione la scena del dipinto, appare evidente che, il pittore abbia ritratto, in realtà, l’anima di una monaca (o badessa) che, sottoposta a giudizio al momento della morte, osserva il verdetto della sua pesatura; il piatto della bilancia, pende verso destra, pertanto l’anima della monaca è stata salvata, perché meritevole del perdono divino.

Lionardo Vigo, in occasione di un suo soggiorno in città, nel luglio del 1833, visitò il carcere della stessa e, in una missiva all’amico Ferdinando Malvica, raccontò: «E’ poco che si aperse una di quelle buche; vi si rinvenne incadaverita una monaca……forse imputata di sortilegio……Ma come morì? chiedeva nel mio raccapriccio al custode – se la scordarono forse;– forse! E si scorda vivo sepolto un’essere, il quale ha diritto alla vita quanto i malvagi stessi, che ivi lo chiusero…… ed ha grandi diritti alla pubblica compassione, perché era infelice!».

Si trattava, forse, della monaca del dipinto? La nostra badessa era una strega, per questo motivo fu giudicata da San Michele Arcangelo, dopo la sua morte?

Chi è la misteriosa badessa….qual’è la Vostra ipotesi?

FONTI BIBLIOGRAFICHE

GUIDI F., Il mestiere delle armi. Le forze armate dell’antica Roma, Milano, Oscar Mondadori, 2011.

VIGO L., Lettere di Lionardo Vigo a Ferdinando Malvica sopra una gita da Catania a Randazzo, in «Effemeridi scientifiche e letterarie per la Sicilia», Tomo X, Palermo 1834, p. 209.

FONTI INTERNET

Laboratorio d’Arte Cultor, Le immagini nascoste nei dipinti di Andrea Mantegna e di Giotto, <http://www.cultor.org/Mantegna/s.html >, agg. 2013.

Opere d’arti insolite. Opere misteriose, < https://antveral.wordpress. com/2012/06/10/3143/ >, agg. 2013.

Barletta D., Michele, un antico guerriero e santo, <http://www.clinicasanmichele.com/public/San%20Michele-dora%20barletta.pdf>, agg. 2013.

FONTI DELLE ILLUSTRAZIONI

Mantegna Andrea, San Sebastiano, Kunsthistorisches Museum di Vienna, tratto da: <http://upload.wikimedia.org/wikipedia/commons/a/ac/MantegnaSebastian.jpg>, agg. 2013.

Giotto, Morte di San Francesco, Basilica Superiore di Assisi, tratto da: <http://it.wikipedia.org/wiki/File:Giotto_di_Bondone_-_Legend_of_St_Francis_-_20.
_Death_and_Ascension_of_St_Francis_-_WGA09146.jpg>, agg. 2013.

Ingrandimento volto satanico, tratto da: <http://www.cultor.org/Mantegna/s.html>, agg. 2013, riprodotta per gentile concessione della Cultor Comunicazione.

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Consuetudini di Randazzo

Era il 26 ottobre del 1466, quando il viceré Lupum Ximenez d’Urrea approvava, per la prima volta, le Consuetudini di Randazzo, un sistema di norme civili – composte da 58 articoli – che regolavano la vita comunitaria della città. Le stesse furono redatte durante «un Consiglo generale in locu» e sottoposte allo stesso viceré per la conferma, il 6 giugno dello stesso anno, dal reverendo Jaymum de Citellis, arcipresbitero della terra di Randazzo e dal nobile Michaelem la Provina «sindicos et ambaxiatores universitatis terre Randacii»[1].
Le Consuetudini di Randazzo, come in tutte le altre città siciliane, rimasero in vigore fino al 1819, anno in cui fu promulgato il Codice per lo Regno delle due Sicilie. In particolare l’articolo 3 della legge del 21 maggio, emanata da Ferdinando I di Borbone (1751-1825), disponeva che: «Dal giorno indicato nel precedente articolo [1 settembre dell’anno] le leggi romane [cioè il diritto comune], le costituzioni, i capitoli del regno, le prammatiche, le sicule sanzioni, i reali dispaci, le lettere circolari, le consuetudini generali e locali, e tutte le altre disposizioni legislative cesseranno ne’ nostri dominj al di là del Faro di aver forza di legge nelle materie che formano oggetto delle disposizioni contenute nel mentovato codice per lo regno delle Due Sicilie»[2].
La prima, e unica, edizione del testo delle Consuetudini di Randazzo, fu curata da Vito La Mantia, giurista e storico italiano e stampata a Palermo presso lo Stabilimento Tipografico di A. Giannitrapani, nel 1903. Questo documento, prezioso testimone della memoria storica – stranamente mai menzionato dal reverendo Plumari –, fu rinvenuto, dal giurista, nel corso delle sue ricerche, in un volume della Regia Cancelleria, conservato presso l’Archivio di Stato di Palermo.
Oggi, questa edizione, è quasi introvabile e poche sono le biblioteche[3] che ne possiedono una copia e poiché essa, fornisce un prezioso contributo alla conoscenza della storia della nostra città, in quanto ci fa conoscere meglio i nostri avi e le leggi da loro enunciate per regolare il quieto vivere della comunità, ho deciso di condividere questo libro con tutti voi.

Buona lettura.

Consuetudini di Randazzo 01.pdf
Consuetudini di Randazzo 02.pdf

NOTE

[1] La Mantia V., Consuetudini di Randazzo, Palermo, 1903, p. 1.
[2] Codice per lo Regno delle Due Sicilie, Napoli, 1848, Parte Prima, p. 288.
[3] Biblioteca Regionale Universitaria di Catania; Biblioteca Nazionale Centrale di Firenze; Biblioteca del Dipartimento di diritto privato e storia del diritto dell’Università degli studi di Milano; Biblioteca della Società napoletana di storia patria di Napoli; Biblioteca Centrale della Regione Siciliana Alberto Bombace di Palermo; Biblioteca Etnografica Giuseppe Pitré di Palermo; Biblioteca Statale del Monumento Nazionale di Grottaferrata (RM); Biblioteca di Studi Meridionali Giustino Fortunato di Roma; Biblioteca Centrale Giuridica di Roma; Biblioteca Universitaria di Sassari.

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A proposito di Randazzo Vecchio (Rannazzu Vecchiu)

Come per incanto, riaffiora dai meandri della memoria una leggenda popolare su “Rannazzu Vecchiu” (Randazzo Vecchio) dimenticata per anni.

Questa leggenda, appartenente alla tradizione orale, rischiava di svanire dalla memoria randazzese se Giuseppe Pitrè, studioso di tradizioni popolari, non l’avesse raccolta e pubblicata nel 1907 in «Archivio per lo studio delle tradizioni popolari: rivista trimestrale».

È dopo essermi imbattuta in questa leggenda che è nata l’idea di questo lavoro di ricerca, di cui di seguito posto la prima parte, su questo enigmatico monumento.

A proposito di Randazzo Vecchio (Rannazzu Vecchiu). 

Buona lettura.

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Segnalazione ricerca sul convento dei Frati Minori Cappuccini di Randazzo

Buongiorno a tutti,

oggi desidero segnalarvi un interessante ricerca sul convento dei Frati Minori Cappuccini di Randazzo, a cura dell’Archivio Provinciale dei Frati Cappuccini di Messina, pubblicata il 24 aprile 2004, sul sito: http://www.fraticappuccinimessina.org/.

La ricerca http://www.fraticappuccinimessina.org/public/documenti/luoghi-randazzo.pdf, a mio avviso, costituisce un contributo fondamentale nello studio della nostra Città, in quanto presenta un notevole apparato documentario che integra e arricchisce la storia del convento dei Frati Minori Cappuccini.

Un riferimento importante per tutti coloro che intendono approfondire la storia dello stesso.

Buona lettura

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Puntualizzazioni…..

Salve a tutti,

oggi mi sono imbattuta in due link che riportano entrambi lo stesso articolo.

Non voglio assolutamente entrare in merito alla tematica dell’articolo in se, ossia la manifestazione e la conseguente presentazione dei volumi, fatta in occasione della stessa. Tuttavia vorrei ribattere ad alcune affermazioni fatte dall’autore dell’articolo e lo faccio dal mio blog, visto che su entrambi i siti non è data facoltà.

 

Trovo giusto riportare testualmente l’affermazione che vorrei contestare:

 

“La manifestazione, sotto l’egida dell’Istituto per la Cultura Siciliana e dello stesso Comune di Randazzo, ha raccolto nella Sala Consiliare un pubblico di poco più di una cinquantina di persone.

Randazzo: una vetusta città le cui origini ed il cui nome si perdono nella notte dei tempi o, se preferite, nel buio del mistero. Esisteva al tempo di Roma; esisteva prima? Ci sarebbe tanto da scoprire: ma qui comincia a dilagare l’usanza di tuffarsi sul lavoro e le intuizioni di qualche altro, espropriandolo possibilmente anche di ogni merito. E sembrerebbe che la cittadinanza asseconda certi “vezzi”, quando addirittura non gioisce.

Capita così che una nutrita folla partecipa entusiasticamente ad una “conferenza”, nel corso della quale vengono presentate anche, come assoluta novità, “intuizioni e scoperte” già dette e scritte, che vengono presentate ardite teorie  che, ove accolte dal mondo scientifico, sarebbero più che una rivoluzione copernicana. Pensate che la similitudine delle figure geometriche o delle proiezioni (ortogonali)  delle costellazioni (sulla terra, come sembra facessero alcuni in tempi andati) non è più condizionata da uguaglianza degli angoli e rispetto dei rapporti delle distanza e dell’orientamento (all’epoca); ma dalla sussistenza e collocazione approssimativa di alcuni “punti”. E capita altresì che è numericamente modesta, come detto, l’affluenza alla “conferenza” su Canepa quando in essa vengono presentate verità e documenti, frutti di intenso lavoro e ricerca…”

 

1.     A tal proposito, invito questa persona a voler essere più preciso sulle “espropriazioni” fattegli.

2.     Quella che, sempre l’autorevole critico, definisce “conferenza”, per tanti e ancor più per me, è stata la presentazione di un libro, almeno che non si voglia essere poco realistici.   

3.     Continuando  con l’“importante” articolo, leggo che le Mie “intuizioni e scoperte” presentate come assolute novità, sono già state dette e scritte; gradirei sapere, da chi? Può, cortesemente, citarmi le pubblicazioni in merito?

4.     Nel mio libro non vengono presentate “ardite teorie” ma, semplicemente, è stata applicata una nuova chiave di lettura agli edifici, composta da un insieme di regole astronomiche, geometriche, matematiche e simboliche, patrimonio degli architetti medioevali; oggi ampiamente documentate da molteplici ricerche.   

5.     Vorrei ancora rimarcare, per l’ennesima volta, una nozione che mi sembra che a qualcuno sia poco chiara, ovvero, che la sottoscritta non ha mai detto, parlando delle chiese trattate nel suo libro, che le stesse riproducono in terra la proiezione ortogonale della Costellazione della Vergine, bensì si è sempre parlato di somiglianza e se, casualmente, è stata usata la parola similitudine, quest’ultima è da intendersi nel significato più ampio della parola stessa e non in quello più restrittivo (vedasi significato di similitudine in geometria) che sembra voler essere usato per forza, quasi a voler sottolineare a tutti i costi una infondatezza di quanto da me scritto.  

6.     Ultimo ma non ultimo, credo che nessuno possa arrogarsi il diritto di pronunciarsi sul fatto che una ricerca sia “frutti di intenso lavoro e ricerca”  rispetto ad un’altra; ogni ricerca, che la si condivida o meno, costa sacrifici e duro lavoro e, almeno per questo, va rispettata.

 

Tengo a precisare che la sottoscritta non ha mai cercato di distinguersi e non si è mai permessa di fare critiche distruttive sull’operato altrui, perché questo modus operandi risulta sgradevole ed anche offensivo. In una mia dichiarazione avevo detto che la cosa più giusta e costruttiva per Randazzo, sarebbe stata la collaborazione ma, viste le ultime novità, almeno con qualcuno non sarà mai possibile.

Cordialmente.

Angela 

http://www.lavocedellisola.it/2012/10/21/a-randazzo-67-anni-dopo-la-fine-di-antonio-canepa/

 

http://www.randazzomedievale.it/index.php?option=com_content&view=article&id=89&Itemid=190

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Presentazione libro

Sabato 13 ottobre alle 17, presso la sala Consiliare del Comune di Randazzo, presenterò il mio libro Randazzo Segreta. Astronomia, Geometria Sacra e misteri tra le sue pietre, su iniziativa dell’Ordine Templare O.S.M.T.J. (Ordre Souverain et Militaire du Temple de Jérusalem). 

Interverranno il dott. Alberto Zampolli, Gran Maestro dell’Ordine, il dott. Franco Simeone, Precettore delle Terre del Sud, Elisabetta Cimino, Balivo per le Terre del Sud Italia, la dott.ssa Roberta Di Bella, direttore editoriale Tipheret.

Modererà l’incontro Bebbe Petrullo.

 

In occasione della presentazione sarà possibile acquistare il libro.

 

A tutti auguro il più cordiale benvenuto.

 

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Prossima pubblicazione

Salve a tutti,

sono felice di informarvi che tra qualche mese la casa editrice Tipheret, pubblicherà il mio saggio “Randazzo Segreta. Astronomia, Geometria Sacra e misteri tra le sue pietre”

http://www.wuz.it/libro-inarrivo/1332722/militi-angela/randazzo-segreta.html

Per qualsiasi informazione, mi tengo a disposizione al mio indirizzo e-mail.

Cordiali saluti.

Angela

 

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Randazzo vista dal De Roberto (1907)

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De Roberto F., La Sicilia ignorata: Randazzo, in «Emporium: rivista mensile illustrata d’arte, letteratura, scienze e varietà», Bergamo, vol. 26 (1907), n. 153, pp. 211-234. Clicca sull’immagine per ingrandirla.

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