Randazzo segreta

Il campanile della chiesa di San Martino a Randazzo

Il campanile della chiesa di San Martino, annoverato tra i più belli campanili della Sicilia, s’innalza sublime e leggiadro alla sinistra della chiesa.

Figura 1: Randazzo, Campanile della chiesa di San Martino

Splendido esempio di arte della maestranza locale, in cui si fondono in perfetta simbiosi elementi dello stile arabo-normanno[1] e gotico, dove il bianco si alterna al nero in un gioco positivo e negativo che dona un senso d’equilibrio e armonia rendendo la sua immagine particolare e suggestiva.

Sopravvissuto all’inclemenza del tempo e ai bombardamenti della seconda guerra mondiale, esso costituisce oggi un monumento di rara bellezza.

Il campanile, a base quadrata (6 metri per lato), in conci di pietra squadrata, si eleva per circa 35 metri, esclusa la croce di ferro.

Figura 2: Piante, prospetto sud e sezione del campanile di San Martino

Esso è costituito da un alto basamento su cui s’impostano i quattro ordini superiori: il primo con feritoie; il secondo e il terzo con bifore su pilastri[2]; l’ultimo con trifore poggianti su colonnine. La sommità è conclusa da una cuspide ottagonale sulla quale è posta una croce di ferro.

L’analisi stilistica della struttura conferma che le fasi costruttive dovettero essere più di una. La parte che dal basamento s’innalza sino a quello che tutti definiscono intermedio, è la più antica.

Figura 3

Essa è attribuibile alla prima metà del XII secolo come dimostrano:

–  le piccole monofore, leggermente strombate con arco a sesto acuto, le quali danno luce al pianterreno, dove sul lato meridionale si trovano alcune decorazioni romaniche, a motivo di “nodi longobardi” che si ritrovano anche sul portale della cattedrale di Clonfert in Irlanda; decorazioni che il tempo e l’incuria dell’uomo non sono riusciti a cancellare del tutto.

  Figura 4-5: La monofora del prospetto meridionale e quella del prospetto orientale

Figure 6-7: I “nodi longobardi” presenti sul prospetto sud del campanile
Figura 8: Irlanda, Contea di Galway, Clonfert, Cattedrale di Saint Brendan, Decorazioni presenti sullo stipite sinistro del portale occidentale, foto di Andreas F. Borchert

– Le feritoie poste al primo piano che conservano immutate le forme romaniche.

                Figure 9-10: La feritoia del primo piano del prospetto sud e quella del prospetto est

– Le bifore bicromate in stile arabo-normanno che si aprono al secondo piano; di grande pregio le decorazioni dei capitelli delle stesse, scolpiti con varietà di motivi fitoformi (alberi, gigli, cardi e foglie), zoomorfi (pavoni e serpenti), antropomorfi (una sirena) e geometrici (rombi, motivi a zig-zag e fiocchi).

Figura 11: La bifora bicromata del secondo piano del prospetto ovest

 
                 Figure 12-15: I capitelli della bifora

Figura 16: La bifora bicromata del secondo piano del prospetto sud                      

 
                                    Figure 17-20: I capitelli della bifora

Figura 21: La bifora bicromata del secondo piano del prospetto est


                                  Figure 22-25: I capitelli della bifora

Di questi meritano particolare attenzione i capitelli decorati con la sirena, simbolo del fascino e delle tentazioni; i fiori di cardo, simbolo della passione di Cristo; i due pavoni affrontati, simbolo dell’eternità; i due serpenti che si fronteggiano, i quali esprimono le due polarità, il positivo e il negativo, nonché simbolo della lotta tra forze contrarie; i gigli (Fleur de lis), simbolo della Vergine Maria e di regalità.

                                       Figura 26: Il capitello con il motivo della sirena che si tiene la coda alzata con la mano destra, al di sopra della quale vi è scolpito un pesce.
Figura 27: I fiori di cardo
Figura 28: I due pavoni affrontati
Figura 29: I due serpenti che si fronteggiano
Figura 30: I Fleur de lis

Originariamente questa parte doveva essere il campanile della chiesa di San Cataldo, come testimonia il segno lasciato dal tetto della chiesa sul lato di levante dello stesso. Di fatto i segni su quel lato sono due: il primo lasciato dal tetto della chiesa di San Cataldo e il secondo lasciato dal tetto della quarta navata dell’attuale chiesa, andata distrutta durante la seconda guerra mondiale.

  Figura 31: Parte del campanile, in origine, della chiesa scomparsa di San Cataldo
Figura 32: Campanile, Lato di levante, Segno lasciato dal tetto della chiesa di San Cataldo (prima scalfittura sotto la bifora) e quello lasciato dalla quarta navata
Figura 33: Particolare di una cartolina di inizio XX secolo, in cui si vede, sopra il tetto della quarta navata, il segno lasciato dal tetto della chiesa di San Cataldo

Di conseguenza l’intermedio altro non fu che il coronamento finale del campanile della chiesa di San Cataldo, dal quale successivamente, nel XIII secolo, furono elevati gli altri due piani e la cuspide ottagonale.

Figura 34: Parte del campanile elevata nel XIII secolo

Di fatto, le bifore e la monofora del lato settentrionale, che si aprono al terzo piano, pur riprendendo lo stile arabo-normanno del piano inferiore, mostrano un evidente influenza gotica, come si nota soprattutto nei capitelli decorati con motivi vegetali, in quello a motivo zoomorfo e nei fiori che ornano gli archi.


Figura 35: La bifora bicromata del terzo piano del prospetto ovest
Figura 36: Capitello zoomorfo, uccellino posato su di un fiore
Figura 37: I fiori che ornano gli archi a sesto acuto della bifora del prospetto ovest

                  Figura 38: La bifora bicromata del terzo piano del prospetto sud
Figura 39: La bifora bicromata del terzo piano del prospetto est
Figura 40: La monofora bicromata del terzo piano del prospetto nord

In stile gotico anche le trifore, in pietra calcarea, della cella campanaria.

                                      Figura 41: La trifora del prospetto ovest
Figura 42: La trifora del prospetto sud

Figura 43: La trifora del prospetto est                         Figura 44: La trifora del prospetto nord

Di grande interesse simbolico le decorazioni geometriche poste sopra i timpani delle trifore della cella campanaria. A tal riguardo, tra queste colpiscono maggiormente: a levante il rosoncino con la stella a sei punte con al suo interno sette rose quadrilobate; la stella simboleggia la guida celeste, oltre a rappresentare la ricerca della conoscenza; tradizionalmente le stelle e le rose facevano parte della decorazione dei templi dedicati alla dea Babilonese Figura 45: La stella a sei      Ishtar.
punte

A meridione si rileva: al centro un rosoncino con la Ruota a sei raggi e alla sua destra il Fiore della Vita, che ritroviamo scolpito anche sopra le trifore del lato occidentale e settentrionale. La ruota è l’emblema dell’universo e del suo moto ciclico: essa racchiude in sé l’immagine dello scorrere infinito del tempo, dell’eternità; simbolo solare in quanto descrive il ciclo annuale del Sole. La Ruota della Vita e la Ruota della Fortuna sono raffigurate a sei raggi.

Figura 46: La Ruota a sei raggi e il Fiore della Vita

Il Fiore della Vita, invece, è un simbolo antichissimo e universale il cui significato è ricco e complesso. Trattasi di un’allegoria solare legata al significato cosmologico delle porte del cielo, ovvero i punti di passaggio del Sole nel suo ciclo annuale ai solstizi e agli equinozi. Chiamato anche Linguaggio del Silenzio, Linguaggio della Luce o Sesto giorno della Genesi, in quanto ottenuto dalla rotazione di sei cerchi, ognuno correlativo ad un giorno della Creazione.

Figura 47: Fiore della Vita legato al ciclo annuale del Sole

Probabilmente furono i Cavalieri Templari a portare in Europa dalla Terra Santa questo simbolo: non a caso esso si trova scolpito su molte costruzioni attribuite ad essi. Inoltre, in questo contesto, è interessante notare la diversa disposizione dei petali che compongono i Fiori della Vita, la quale non fu lasciata al caso. Difatti, i Fiori posti sui lati meridionale e settentrionale furono scolpiti in modo tale che i petali indicassero le direzioni cardinali Sud e Nord, mentre quello collocato sul lato occidentale fu scolpito in maniera tale che i petali indicassero la direzione cardinale Ovest.

Figura 48

Infine, sulla trifora di settentrione, colpisce il rosoncino con l’Esagramma ruotato di novanta gradi. L’Esagramma nella cultura ebraica, oltre a rappresentare il Maghen David ossia lo scudo di Davide, riproduce anche il Sigillum Salomonis, il quale simboleggia la Saggezza. È un simbolo antichissimo presente anche in altre culture, usato pure dai Pitagorici, anche se, in Occidente, furono i Templari i primi ad utilizzarla nei loro edifici. Simboleggia una protezione: non a caso il Sigillum Salomonis che, nella pratica magica, viene considerato un potente amuleto protettivo, per i cristiani, è l’emblema della Creazione. In questo caso è interessante notare come l’Esagramma forma una M, un chiaro riferimento alla Vergine Maria[3]

          Figura 49: Il Sigillo di Salomone ruotato di 90°
Figura 50: L’Esagramma forma una M

La conclusione del campanile è definita da un coronamento merlato e da una cuspide ottagonale (Vedi figura 34).

L’interno del campanile si suddivide in due parti principali. L’ambiente inferiore è coperto con volta a crociera, senza costoloni. I piani successivi, separati l’uno dall’altro da assiti in legno, sono accessibili mediante l’ausilio di una scala.

Figura 51: la scala che collega il terzo e il quarto piano del campanile

Al primo piano, sul lato nord, si trovano i resti di una monofora[4], mentre al secondo piano, sempre sul lato nord, è presente un arco di rinforzo.

Figura 52: I resti della monofora                                 Figura 53: L’arco di rinforzo

Al terzo piano, il muro di destra della bifora del lato occidentale, presenta una croce, con quattro punti negli angoli, inscritta in un cerchio, realizzata con piccole pietruzze.

                                                    Figure 54-55: La croce presente sul muro di destra della bifora del lato occidentale

Una croce simile si trova sulla faccia del torrione di nord-ovest del castello Ursino (Castrum Ursinum) di Catania, fatto erigere da Federico II di Svevia, che ne affidò la realizzazione all’architetto Riccardo da Lentini.

              Figura 56: Catania, Castello Ursino
Figura 57: Il torrione di nord-ovest del castello
Figura 58: La croce presente sul torrione di nord-ovest del maniero

La cella campanaria ospita sette campane, con iscrizioni e raffigurazioni sacre; la più antica risale al XVII secolo[5] mentre la più recente risale al XX secolo, fatta fare dal parroco Francesco Paolo Lo Giudice, al tempo di papa Pio XII (1939-1958).

Figura 59: Particolare della campana più antica              Figura 60: La campana del XX secolo

Il campanile è stato oggetto di un oculato intervento di restauro nel 1997.

NOTE

[1] Lo stile arabo-normanno è la combinazione di elementi arabi, romanici, latini e bizantini.
[2] Sul lato nord del secondo ordine si apre una monofora.
[3] Per l’interpretazione gematrica delle decorazioni delle trifore vedi Militi A., Randazzo segreta. Astronomia, Geometria Sacra e Misteri tra le sue pietre, Acireale-Roma, Tipheret, 2012, pp. 146-150.
[4] Probabilmente si tratta dei resti della monofora che, in origine, si apriva sul prospetto ovest del campanile.
[5]L’iscrizione, presente sulla campana, rimanda all’anno 161+. L’ultimo numerale risulta illeggibile.

FONTI BIBLIOGRAFICHE

MILITI A., Randazzo segreta. Astronomia, Geometria Sacra e Misteri tra le sue pietre, Acireale-Roma, Tipheret, 2012.

FONTI DELLE ILLUSTRAZIONI

Tutte le fotografie, le cartoline e i disegni, quando non specificato diversamente, sono stati eseguiti dall’autrice.

Figura 2: Campanile di San Martino, Piante, prospetto sud e sezione, tratti da: Basile F., L’etnea Randazzo: nuovi borghi montani nella Sicilia Normanna: genesi e crescita, Bologna, Alfa, 1984, p. 112.

Figura 8: Irlanda, Contea di Galway, Clonfert, Cattedrale di Saint Brendan, Decorazioni presenti sullo stipite sinistro del portale occidentale, foto di Andreas F. Borchert tratta da: < http://commons.wikimedia.org/wiki/Category:Celtic_knots#mediaviewer/File:
Clonfert_Cathedral_Portal_Left_Jamb_Interlace_Pattern_2009_09_17.jpg
>, agg. 2010.

RINGRAZIAMENTI

Ringrazio di cuore padre Emanuele Nicotra, parroco della chiesa di San Martino, per avermi dato la possibilità, nella calda estate del 2011, di visitare il campanile della chiesa, regalandomi un’emozione unica.

Il campanile della chiesa di San Martino a Randazzoultima modifica: 2015-02-14T15:30:09+01:00da
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