Consuetudini di Randazzo

Era il 26 ottobre del 1466, quando il viceré Lupum Ximenez d’Urrea approvava, per la prima volta, le Consuetudini di Randazzo, un sistema di norme civili – composte da 58 articoli – che regolavano la vita comunitaria della città. Le stesse furono redatte durante «un Consiglo generale in locu» e sottoposte allo stesso viceré per la conferma, il 6 giugno dello stesso anno, dal reverendo Jaymum de Citellis, arcipresbitero della terra di Randazzo e dal nobile Michaelem la Provina «sindicos et ambaxiatores universitatis terre Randacii»[1].
Le Consuetudini di Randazzo, come in tutte le altre città siciliane, rimasero in vigore fino al 1819, anno in cui fu promulgato il Codice per lo Regno delle due Sicilie. In particolare l’articolo 3 della legge del 21 maggio, emanata da Ferdinando I di Borbone (1751-1825), disponeva che: «Dal giorno indicato nel precedente articolo [1 settembre dell’anno] le leggi romane [cioè il diritto comune], le costituzioni, i capitoli del regno, le prammatiche, le sicule sanzioni, i reali dispaci, le lettere circolari, le consuetudini generali e locali, e tutte le altre disposizioni legislative cesseranno ne’ nostri dominj al di là del Faro di aver forza di legge nelle materie che formano oggetto delle disposizioni contenute nel mentovato codice per lo regno delle Due Sicilie»[2].
La prima, e unica, edizione del testo delle Consuetudini di Randazzo, fu curata da Vito La Mantia, giurista e storico italiano e stampata a Palermo presso lo Stabilimento Tipografico di A. Giannitrapani, nel 1903. Questo documento, prezioso testimone della memoria storica – stranamente mai menzionato dal reverendo Plumari –, fu rinvenuto, dal giurista, nel corso delle sue ricerche, in un volume della Regia Cancelleria, conservato presso l’Archivio di Stato di Palermo.
Oggi, questa edizione, è quasi introvabile e poche sono le biblioteche[3] che ne possiedono una copia e poiché essa, fornisce un prezioso contributo alla conoscenza della storia della nostra città, in quanto ci fa conoscere meglio i nostri avi e le leggi da loro enunciate per regolare il quieto vivere della comunità, ho deciso di condividere questo libro con tutti voi.

Buona lettura.

Consuetudini di Randazzo 01.pdf
Consuetudini di Randazzo 02.pdf

NOTE

[1] La Mantia V., Consuetudini di Randazzo, Palermo, 1903, p. 1.
[2] Codice per lo Regno delle Due Sicilie, Napoli, 1848, Parte Prima, p. 288.
[3] Biblioteca Regionale Universitaria di Catania; Biblioteca Nazionale Centrale di Firenze; Biblioteca del Dipartimento di diritto privato e storia del diritto dell’Università degli studi di Milano; Biblioteca della Società napoletana di storia patria di Napoli; Biblioteca Centrale della Regione Siciliana Alberto Bombace di Palermo; Biblioteca Etnografica Giuseppe Pitré di Palermo; Biblioteca Statale del Monumento Nazionale di Grottaferrata (RM); Biblioteca di Studi Meridionali Giustino Fortunato di Roma; Biblioteca Centrale Giuridica di Roma; Biblioteca Universitaria di Sassari.

Consuetudini di Randazzoultima modifica: 2013-10-26T00:45:17+02:00da angela-militi
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