Un Giovanni molto femminile in un’opera del Gagini

Il 7 dicembre 1523, lo scultore palermitano Antonello Gagini[1] (1478-1536) – dopo aver realizzato per la chiesa di San Nicola la statua del titolare –, s’impegna a eseguire, sempre per la stessa chiesa, una custodia marmorea per la «custodia Corporis Domini nostri Jesu Christi»[2]

425px-Gagini               DSC05179                                 Figura 1: Ritratto di Antonello Gagini
Figura 2: Randazzo, Chiesa di San Nicola, San Nicola di Bari, Statua marmorea, 1523

L’atto rogato a Randazzo dal notaio Hieronimi Marsigluni, prevede un compenso di trentasette once[3].

Un atto del 5 maggio 1524 informa che l’illustre scultore riceve dal presbitero Damiano Rizu, un acconto di un’oncia e nove tarì, testimoni sono il magister Laurencius de Montileone e Franciscus Lupu[4].

Dodici anni dopo, dalla stipula del contratto, l’opera non è ancora stata consegnata. Risulta, infatti, da un atto notarile del 9 novembre 1535, rogato dal notaio Joannis Beneditti de Pidono, alla presenza dei testimoni Petrus Spatafora, signore di Roccella, e il notaio Bartholus Zizus, che lo scultore si obbliga, un’altra volta, con il presbitero Aloisii de Paula, procuratore della chiesa di San Nicola, a eseguire la custodia che, promette di consegnare entro il successivo mese di Luglio. In tale data, Antonello riceve in acconto altre tredici once, il resto, il procuratore promette di pagare al magister: quattordici once e ventiquattro tarì al compimento dell’opera e le restanti sette once alla consegna, ovvero «assettata ditta opera in ditta ecclesia»[5].

Tuttavia, tre mesi prima del termine stabilito per la consegna, Antonello Gagini muore e la custodia venne portata a termine dai figli Antonino e/o Giacomo che, una volta consegnata, venne collocata nell’altare della Cappella del Sacramento.

In tempi recenti, purtroppo, l’opera venne scomposta: il tabernacolo e la Pietà vennero reimpiegati nell’Altare del Crocefisso, nel transetto destro, mentre il dossale – scandito da quattro riquadri rettangolari scolpiti a bassorilievo, recanti alcune scene della Passione – murato sulle pareti dello stesso.

          DSC04967     IMG_2551               Figure 3-4: Transetto destro, L’Altare del Crocifisso

              20140727_235830      20140727_235847   Figura 5: Tabernacolo a frontale architettonico, Prospetto
Figura 6: La Pietà, In basso a destra è effigiato il volto di profilo di un personaggio, nell’atto di baciare il dorso della mano del Cristo: si tratta, probabilmente, di un autoritratto di uno dei figli del Gagini, Antonino o Giacomo, che portò a termine l’opera.

DSC04982          DSC05125                                         Figura 7: Dossale, registro superiore: Ultima Cena; registro inferiore: Orazione di Gesù nell’Orto di Getsemani
Figura 8: Dossale, registro superiore: Flagellazione; registro inferiore: La via dolorosa

Tra i bassorilievi scolpiti sul dossale, il più interessante è quello raffigurante l’Orazione di Gesù nell’Orto di Getsemani.

DSC04985 Figura 9: L’Orazione di Gesù nell’Orto di Getsemani

La scena, in esso raffigurata, rappresenta l’episodio neotestamentario, narratoci dal Vangelo di Luca, dell’agonia di Gesù nell’orto degli ulivi: “Uscito se ne andò, come al solito, al monte degli Ulivi; anche i discepoli lo seguirono. Giunto sul luogo, disse loro:«pregate, per non entrare in tentazione». Poi si allontanò da loro quasi un tiro di sasso e inginocchiatosi, pregava: «Padre, se vuoi, allontana da me questo calice! Tuttavia non sia fatta la mia, ma la tua volontà». Gli apparve allora un angelo dal cielo a confortarlo.”[6].

Il nostro bassorilievo mostra Gesù in ginocchio, con le mani giunte, in gesto di supplica e il volto proteso verso l’Angelo consolatore che regge una croce. In basso stanno i tre discepoli abbandonati al sonno: Pietro, Giacomo e Giovanni[7]. Il primo da sinistra, s’identifica con Pietro. Il discepolo, di mezza età, con la barba e i capelli corti, è vestito con tunica e toga fissata sulla spalla destra. Al di sopra di Pietro è raffigurato Giovanni, di aspetto giovanile, con lunghi capelli mossi, imberbe, indossa una tunica con sopra un mantello fermato da una fibula. A destra, in disparte, è effigiato Giacomo con capelli lunghi e barba a punta, abbigliato come Pietro cioè con tunica e toga.

La singolarità di questo bassorilievo è data dal fatto che Giovanni è stato effigiato con dei tratti e atteggiamenti molto femminili.

Vero è che nell’iconografia tradizionale, spesso, lo stesso veniva raffigurato con tratti efebici, in quanto considerato il più giovane degli apostoli. Tuttavia sono in molti a ritenere, tra cui il premio Nobel Dario Fo, che il discepolo dai lineamenti dolci ed effeminati raffigurato, in particolar modo, nella maggior parte delle “Ultime cene”, non sia Giovanni bensì Maria Maddalena.

Su Giovanni non esistono né riferimenti archeologici diretti (come epigrafi) riferibili alla sua vita e/o al suo operato, né tanto meno riferimenti diretti nelle opere di autori antichi non cristiani, gli unici riferimenti diretti sulla vita dello stesso sono contenuti nei quattro vangeli canonici e negli Atti degli Apostoli. La tradizione cristiana lo identifica con l’autore del quarto vangelo, nonché con il “Discepolo che Gesù amava” indicato nello stesso[8]. Di contro il vangelo apocrifo di Filippo – contenuto nel II Codice di Nag Hammâdi – che con questa frase designa la Maddalena[9].

Da notare che il Giovanni effigiato nel bassorilievo dell’Ultima cena non mostra tale fisionomia.

DSC04984 DSC04984.1 DSC04985.1 Figura 10: L’Ultima Cena
Figure 11-12: Il San Giovanni effigiato nell’Ultima cena e quello effigiato nell’Orazione di Gesù nell’Orto di Getsemani

Forse perché chi effigiò il bassorilievo dell’Orazione di Gesù nell’Orto di Getsemani, fosse un “iniziato”, conoscitore di antichi segreti e della gnosi, e che abbia voluto lasciarne traccia in questo bassorilievo?

A tal proposito va ricordato che qualche volta gli artisti iniziati del passato, tramandavano le loro conoscenze segrete attraverso le loro opere d’arte.

NOTE

[1] Per un profilo biografico dello scultore si rinvia a Gallo A., Elogio storico di Antonio Gagini scultore e architetto palermitano, Palermo. 1821; Di Marzo G., I Gagini e la scultura in Sicilia nei secoli XV e XVI. Memorie storiche e documenti, Palermo, 1880, vol. I, pp. 163-213.
[2]Vedi Documento II.
[3] Vedi Documento II. L’oncia (o onza) era un’antica moneta in uso in Sicilia fin dall’antichità. Un’oncia equivaleva a 30 tarì, un tarì era pari a 20 grani e un grano a 6 piccioli.
[4] Vedi Documento I.
[5] Vedi Documento II.
[6] La Sacra Bibbia, Edizione ufficiale della C.E.I., Roma, CEI-UELCI, 2001, Vangelo secondo Luca, 22, 39-43.
[7] Ivi, Vangelo secondo Marco, 14, 33; Vangelo secondo Matteo, 26, 37.
[8] Ivi, Vangelo secondo Giovanni, 13, 23; 19, 26; 20, 2; 21, 7; 21, 20.
[9] Vangelo di Filippo, in «Le grandi religioni del mondo», vol. 12: Cristianesimo. I Vangeli Apocrifi, a cura di Marcello Craveri, prefazione di Dario Fo, Milano Mondadori, 2007, p. 521.

DOCUMENTI

I

1524, 5 maggio, indizione XII, Palermo.

Die v eiusdem mensis maj xij.e ind. 1524. Magister Antoneillus de Gagini, c. p., coram nobis sponte presencialiter et manualiter habuit et recepit a ven. presbitero Damiano Rizu de terra Randacii, presenti et stipulanti, unciam unam et tarenos novem p. g. in docatis aureis et aquilis argenteis; et sunt infra solupcionem operis Corporis Xpi (Christi) ecclesie Sancti Nicolai dicte terre, contenti in contractu facto in dicta terra Randacii manu notarii Hieronimi Marsigluni die vij decenbris proxime preteriti, renuncians exceptioni etc.: cum pacto etiam, quod casu quo dictus magister Antonellus fecisset aliquam procuracionem in personam cuiusvis persone pro precio, sit et esse debeat cassa, irrita et nulla; et ita virtute presentis delevit et delet. Unde, etc. – Testes: m.r Laurencius de Montileone et Franciscus Lupu. – Dal Volume di num. 3379 de’ registri di notar Giacomo Antonio Spanò (an. 1523-24, ind. XII), nell’archivio de’ notari defunti in Palermo.

EDIZIONE:
Di Marzo G., I Gagini e la scultura in Sicilia nei secoli XV e XVI. Memorie storiche e documenti, Palermo, 1880, vol. I, p. 303, nota 1.

II

Die VIIIJ.° novembris VIIIJ.e ind. 1535 (2)

Cum nobilis magister Antonius de Gagino, scultor marmorum, temporibus preteritis se obligaverit parrochiali ecclesie Sancti Nicolai terre Randacii magistriviliter facere quamdam custodiam marmoream pro custodia Corporis Domini nostri Jesu Christi ditte ecclesie certo modo et forma contentis et declaratis in quodam publico contrattu celebrato in dicta terra manu norarii Geronimi Marsigluni die VIJ.° decembris XIJ.e ind. 1523 et juxta formam designi in dicto contractu mencionati, pro pretio unciarum triginta septem, de quibus dittus m.r Antonius habuerat uncias duas et tarenos sexdecim vigore ditti contrattus, ut dixit; propterea hodie, die pretitulato, prefatus m.r Antonius de Gagino, ad instanciam venerabilis presbiteri Aloisii de Paula de ditta terra, procuratoris ditte ecclesie virtute procurationis celebrate in ditta terra manu presbiteri Joannis Beneditti de Pidono, publici notarii, die IIIJ.° presentis mensis, presentis et procuratorio ditto nomine stipulantis, sponte iterum et de novo, addendo cautelam cautele et obligacionem obligacioni, se obligavit et obligat, promisit et promittit eidem venerabili presbitero Aloisio, procuratorio ditto nomine stipulanti, bene et magistriviliter facere operam predictam marmoream pro custodia preditta, juxta formam ditti designi et supraditti contrattus, juxia eius seriem et tenorem, illamque expedire ad alcius per totum mensem julii proxime venturi: alias teneatur ad omnia et singula dapna, interesse et expensas, etiam viaticas commisarii et procuratoris, ex patto, cum juramento; et possit ditta parrochialis ecclesia dittam operam fieri facere ad interesse ditti obliagati, pro pretio, quod invenerit, et contra eum executionem causare tam de pecuniis per eum habitis, quam de dapnis, interesse et expensis quomodolibet paciendis, adversus quam non possit se opponere. Qui magister Antonius presencialiter habuit et recepit a ditto presbitero Aloisio, solvente quo supra nomine, uncias tresdecim in ducatis triginta aureis, et sunt ad complimentum unciarum quindecim et tarenorum sex, renuncians, etc. Et restans ad complimentum unciarum 37 idem ven. presbiter Aloysius, tam procuratorio ditto nomine, quam proprio nomine et in solidum, solvere promisit eidem nobili stipulanti hoc modo, videlicet: uncias XIIIJ et tarenos XXIIIJ incontinenti expedita ditta opera (alias teneatur ad expensas viaticas commissarii et procuratoris), et alias uncias septem assettata ditta opera in ditta ecclesia in eadem terra, juxta formam ditti contrattus; qui contrattus quoad reliqua stet et stare debeat in suo robbore et fìrmitate. Que omnia, etc. — Testes: magnificus dominus Petrus Spatafora et egregius notarius Bartholus Zizus.

(2) Dal volume di num. 3629 de’ registri di notar Giacomo Scavuzzo (an. 1535-6, ind. IX, fog. 142 retro a 143) nell’archivio de’ notai defunti nell’Archivio di Stato in Palermo.

EDIZIONE:
Di Marzo G., I Gagini e la scultura in Sicilia nei secoli XV e XVI, op.cit., vol. II, pp. 184-185, doc. CXLIII.

FONTI BIBLIOGRAFICHE

Di Marzo G., I Gagini e la scultura in Sicilia nei secoli XV e XVI. Memorie storiche e documenti, Palermo, 1880, voll. I, II.

Fo D., Lezione sul Cenacolo di Leonardo da Vinci, a cura di Franca Rame, Modena, Franco Cosimo Panini Editore, 2007.

Gallo A., Elogio storico di Antonio Gagini scultore e architetto palermitano, Palermo. 1821.

La Sacra Bibbia, Edizione ufficiale della C.E.I., Roma, CEI-UELCI, 2001.

Vangelo di Filippo, in «Le grandi religioni del mondo», vol. 12: Cristianesimo. I Vangeli Apocrifi, a cura di Marcello Craveri, prefazione di Dario Fo, Milano Mondadori, 2007.

FONTI INTERNET

Giovanni apostolo ed evangelista, < http://it.wikipedia.org/wiki/Giovanni_apostolo _ed_evangelista >, agg. 2013.

“L’ultima cena” di Leonardo: San Giovanni o la Maddalena?….solo SATIRA, <http://www.emilioacunzo.it/index.php/lultima-cena-di-leonardo-san-giovanni-o-la-maddalena-solo-satira/ >, agg. 2013.

FONTI DELLE ILLUSTRAZIONI

Tutte le fotografie quando non specificato diversamente, sono state eseguite dall’autrice.

Figura 1: Ritratto di Antonello Gagini, tratto da: <http://it.wikipedia.org/wiki/File:Gagini.jpg>, agg. 2013.

Un Giovanni molto femminile in un’opera del Gaginiultima modifica: 2015-02-23T12:12:55+01:00da angela-militi
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